Storia di un amore: cronaca di un’adozione

12/01/2011    

Ci siamo! Il 3 dicembre 2010 partiamo per Lomè – Togo ed andiamo a conoscere e prendere nostro figlio, Alain 3 anni e 3 mesi. Il cuore batte a mille, ma non sappiamo che ancora è niente.

Arriviamo a Lomè il 4 dicembre, caldo pazzesco, umidità al massimo. Ci viene comunicato che prima di luned́ 6 dicembre non possiamo incontrare il bambino, in quanto nella struttura non sono presenti tutti i responsabili: vabbè è sabato, c’è ancora la domenica che ci servirà per ambientarci e poi via……

Abbiamo il tempo per realizzare che i togolesi sono proprio una bella popolazione, intendiamo belli fisicamente, donne e uomini quindi pensiamo che anche Alain sia bello. Le foto che avevamo ricevuto ci davano ragione su questo, ma dovevamo avere la certezza e quindi vederlo, perché “bello” speravamo fosse in modo completo, non solo fisicamente.

Abbiamo avuto la fortuna di fare questo “viaggio” con altre 3 coppie, e questo ci ha dato, nel tempo molto coraggio, molta forza.

Luned́ 6 dicembre siamo all’istituto dove il bambino è vissuto praticamente dalla nascita, e appena arrivati l’impressione è davvero buona: un bel giardino, uno stabile tenuto davvero bene, inoltre gestito da suore. Siamo stati la prima coppia ad essere chiamati e veniamo invitati nell’ufficio della direttrice, la quale ci spiega brevemente cosa dobbiamo fare le settimane a venire: frequentazione dell’istituto in due momenti della giornata con arrivo alla mattina verso le 8, uscita ore 11 circa, ritorno ore 14, uscita ore 17 circa. Alain all’improvviso compare dietro una finestra e appena ci intravvede scappa via e comincia a piangere! Beh molto normale dire: come inizio non c’è male!!!

La direttrice ci lascia ed iniziamo piano piano ad avvicinarci a lui, più lo avvicinavamo più pensavamo a quanto fosse bello, mamma mia come è bello!!!!! Con molta calma riusciamo a fargli una carezza e cominciamo ad attirarlo con qualche caramella e i primi regalini. Alain è un tipo tosto, non sorride, povero angelo ha paura, una paura matta. Ora che lo conosciamo meglio possiamo dire con certezza che aveva compreso tutto quello che sicuramente gli era stato detto: che erano arrivati il babbo e la mamma e sarebbe volato in Italy, ma non riusciva a realizzare bene cosa voleva dire. Noi arriviamo li, yoṿ-yoṿ (uomo bianco in togolese), lo vorremmo subito tra le nostre braccia per stringerlo per rassicurarlo, per dargli tutto quello che dentro di noi è compresso da anni, a volte senza capire e rispettare il suo tempo. Inizia coś il nostro processo di conoscenza e di attaccamento con nostro figlio. Le emozioni erano tante ma noi ancora non avevamo quel bombardamento interiore che ci aspettavamo, non ancora. Abbiamo passato in istituto quasi 3 settimane, e sono state difficili, avevamo poco spazio a disposizione, non siamo potuti uscire prima dell’inizio della terza settimana. Il clima non ha certo aiutato, inoltre io e mio marito siamo partiti con un carico emotivo molto alto in quanto mia mamma stava male, troppo male! Questo dolore non ci ha aiutati nel lasciarci andare completamente alla bella novella che stavamo vivendo, alla cosa più desiderata in assoluto, è stato come essere tristi e felici contemporaneamente e costantemente.

Alain ha avuto bisogno di più tempo degli altri bimbi, figli delle coppie che erano con noi. Ha dovuto studiarci bene a fondo e quando ci faceva i primi sorrisi andavamo in orbita, fluttuavamo da quanto ci sentivamo leggeri. Ogni giorno che passava e che entravamo in contatto anche con gli altri bambini dell’istituto ci dicevamo quanto fossimo stati fortunati: a noi era capitato il bimbo più bello, ancora non troppo simpatico, ma sicuramente il più bello. Comunicare con Alain non è mai stato difficile, non c’è mai stato il problema della lingua, a volte magari desideravamo capirlo di più, ma non è stata una difficoltà! La ricezione dei bambini coś piccoli è impressionante!

Alain aveva paura di avvicinarsi all’uscita dell’istituto, paura di lasciare quel posto, che magari non gli piaceva neanche tanto, ma era l’unico posto che conosceva. Le “maman” che lavoravano ĺ erano le uniche persone delle quali si fidava e che ascoltava, infatti noi spesso venivamo snobbati e di fronte ad una eventuale “scelta” lui preferiva loro. Questo ci dispiaceva, ma era normale, dopotutto chi eravamo noi per lui? Si ok mamma e babbo, ma cosa voleva dire?

Noi 4 coppie riuscivamo ad uscire solo se eravamo tutti assieme e ancora meglio se c’era anche Laura, la referente della nostra associazione, persona squisita, senza la quale avremmo avuto sicuramente molte difficoltà, di lei si fidavano l’avevano già vista diverse volte.

Finalmente arriva il 23 dicembre e possiamo prendere i nostri figli, portarli con noi e non tornare più all’istituto, in quel preciso istante era davvero un bel traguardo.

Una volta usciti Alain ha fatto il suo primo cambiamento. Avevamo paura di non riuscirlo a gestire, di avere difficoltà nel portarlo fuori, e una volta fuori, pensavamo che potesse piangere, avere paura (avè paura, come dice lui): niente di tutto questo, Alain ci ha preso la mano e non ci ha più abbandonati. Ha cominciato a darci i suoi primi bacini a volere le coccole e a farcele, è davvero un tenerone.

Rientriamo in Italia la vigilia di Natale, e davvero non c’è mai stato regalo più grande per noi.

Purtroppo la mia mamma ci ha lasciati il primo gennaio di quest’anno, senza poter vedere Alain e questo è stato un dolore lacerante. Alain ci ha aiutati molto in tutto questo con la sua dolcezza.

Fino a fine gennaio pensavamo fosse un bambino silenzioso, ma aveva solo bisogno di tempo, quando ha iniziato a parlare era già in italiano con nostro grande stupore. All’inizio ripeteva tutto quello che dicevamo, infatti lo chiamavamo pappagallo.

Ora siamo come in luna di miele, ora si che è iniziata la nostra avventura, l’amore c’è e cresce ogni giorno, noi vediamo che Alain è sereno e questo riempie tutto. Alain, tesoro, speriamo di riuscire a darti una possibilità nella vita e tutto quello che chiediamo è di poterti amare.

Ora si c’è l’esplosione totale di tutto il bene che vogliamo dare e che vogliamo ricevere, il bello di vederlo in ogni cosa in ogni momento, il bello delle sue prime esperienze. Comincia a fidarsi di noi bianchi che forse coś male non siamo. Il bello di vedere che alla mattina la prima cosa che fa è sorridere e ballare. Mamma mia quant’è bello !!!!!! Ce lo ripetiamo tutti i giorni, tutti i giorni ringraziamo per quello che ci è stato donato: l’amore puro.

Grazie a tutti per questo, grazie all’Associazione Agapè che ci ha portati fin ĺ, da Alain, che ci ha aiutati davvero e ci è stata vicina in momenti particolarmente difficili.

Grazie a Laura, senza il suo aiuto eravamo ancora all’aereoporto di Lomè, grazie alla sua ospitalità e alla sua bellissima famiglia.

Grazie ad Antonella, Alberto, Melita, Massimo, Francesco, Valeria, Marie-Paule, Luc, Marie-Graziele per averci fatto compagnia e coraggio e condiviso quasi tutto in quei giorni a Lomè.

Grazie a Dio per averci dato la forza di resistere a tutto e di averci guidato sempre!

Grazie ad Alain per esser qui con noi, per guardarci, farci un sorriso e dirci “ io ṣ contento”!!!!

Stefania e Maurizio

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